19 Dic 2018 - La Rivista Culturale

Anna Akhmatova, le radici ucraine di una poetessa russa di Melissa Pignatelli

La Rivista Culturale

Le rivalità politiche e la storia a volte separano ciò che rimane unito nell’immaginario, ad esempio quello letterario. Molti di noi infatti non sanno che Anna Andreevna Achmatova, probabilmente la più famosa delle poetesse russe, è nata nel 1889 da un padre ucraino a Bol Soj Fontan vicino ad Odessa, nella regione dell’Ucraina.

Figlia in un matrimonio infelice, Anna era stata abbandonata dal padre a tre anni; la madre sola e con cinque figlie da crescere, si era trasferita in Crimea. Così Anna diventa grande sulle rive del mar Nero, gioca sulle spiagge di Anapa, sul lungomare di Eupatoria e a quindici anni si trasferisce vicino a San Pietroburgo, proprio a Carskoe Selo dove aveva studiato uno dei più famosi poeti russi, Aleksander Puskin.

In Là dove s’inventano i sogni. Donne di Russia, un libro che raccoglie in maniera molto originale diverse biografie storiche femminili, appena uscito per l’editore Ugo Guanda, l’autrice Margherita Begiojoso ripercorrendo le tappe della vita della scrittrice, racconta che:

“Anche Anna voleva diventare poeta. Si era sempre sentita diversa dai coetanei: camminava nel sonno e parlava da sola, timida all’inverosimile quando le coetanee civettavano. Verso i diciassette anni aveva scoperto il cognome tataro della nonna materna e, dopo che il padre l’aveva accusata di infangare la famiglia con i suoi versi, aveva adottato Achmatova come pseudonimo. Senza grandi rimpianti, visto che da sempre detestava il suono del cognome paterno Gorenko.”

La donna lascia così il cognome ucraino, Gorenko, per quello tataro della nonna, Achmatova, ed insegue il sogno (comune a molti nell’Ottocento) di vivere scrivendo versi. Sulle tracce di un destino particolare, nel 1909 Anna sposa Nikolaj Gumilëv, un poeta conosciuto in tutti i circoli letterari di Pietroburgo. Gumilëv diventerà una figura di riferimento del movimento della poesia russa degli Acmeisti per il quale però l’Achmatova stessa al momento del matrimonio, dopo un lungo corteggiamento, non prova più trasporto.

Apprendiamo ancora nel racconto ricco di preziosi dettagli che l’Achmatova:

“In gioventù aveva avuto uno spasimante più insistente degli altri: Nikolaj Gumilëv. Nikolaj piaceva alla madre e alle sorelle, ma non a lei: era goffo, con uno strabismo impossibile da camuffare e ridicole palpebre carnose. Però aveva modi affabili, era formale e sfoggiava con le ragazze una galanteria antiquata. Nel 1909 Anna aveva accettato la sua proposta di matrimonio. Dopo lunghe insistenze, e non per vero amore, ma a causa della drammatica situazione economica della famiglia, e perché era incuriosita e lusingata dalla fama di Gumilëv, poeta affermato in tutti i circoli intellettuali di Pietroburgo. Il loro fidanzamento però era durato troppo a lungo e, quando finalmente erano diventati marito e moglie, la passione, frenata, più volte ritardata, era ormai spenta. L’avevano capito tutti, tranne lei, che l’intesa era scomparsa prima ancora del matrimonio”.

Tanto poco rimase dell’attrazione tra i due che rientrarono separatamente dal viaggio di nozze a Parigi; Anna a San Pietroburgo affascinata dall’incontro con Amedeo Modigliani sulle panchine delle Tuileries e Gumilëv solo, dopo un lungo viaggio in Africa.

Per l’Achmatova inizia così una nuova vita nella quale frequenta circoli letterari e si dedica alla creazione di una poesia in lingua russa nella quale parla “dei grandi temi umani attraverso gli oggetti della vita quotidiana” (p.122).

Anna Achmatova sopravvive agli amori tristi, ai mariti traditori, gelosi, alla fucilazione di Gumilëv, all’arresto ed alla deportazione dell’unico figlio, Lev, durante il regno assoluto di Stalin; l’Achmatova non sarà mai attiva nella rivoluzione bolscevica ma non si trasferirà nemmeno mai all’estero, e morirà a Mosca nel 1966.

Per questo, da esterni, preferiamo guardare i conflitti e le rivalità che animano le rivendicazioni tra Russia e Ucraina con gli occhi della letteratura, quel fluido nel quale non ci sono confini, dove i protagonisti sono fratelli e le pagine unite come i dettagli di un unico grande affresco. Per l’Achmatova e le altre donne russe, infatti, non cerchiamo i dettagli delle influenze di un’origine sull’altra, preferiamo pensare alla poesia di una terra che per noi lettori rimane un luogo dove s’inventano i sogni. 

Melissa Pignatelli

Margherita Belgiojoso, Là dove s’inventano i sogni. Donne di Russia, Ugo Guanda Editore, Milano, 2018.